sabato 29 marzo 2014

GOLDRAKE!


Anche chi non lo ha mai visto, per ragioni anagrafiche, prova un brivido lungo la schiena al solo sentirlo nominare. In Italia è probabilmente l'anime più famoso di sempre, addirittura più popolare che in Giappone, ove gli vengono preferiti altri serial robotici. Stiamo parlando di Goldrake, il mitico colosso di metallo creato da Go Nagai e ora tornato in grande stile anche nel nostro Paese. 

LE ORIGINI 
La serie Ufo Robot Grendizer, arrivata in Italia prima col titolo Atlas Ufo Robot poi trasformato in Ufo Robot Goldrake, nasce in Giappone nel 1975. È la la casa di produzione Toei Animation a commissionarla a Go Nagai e al suo studio, Dynamic Planning, sull'onda del successo dei robot giganti che ha già prodotto molti importanti titoli. Quando si tratta di stendere il progetto definitivo, Nagai e collaboratori decidono di rifarsi a un film Uchu Enban Daisensu (“La grande guerra degli UFO”), del luglio 1975. In realtà Uchu Enban Daisensu è poco più di un cortometraggio, composto da una trentina di minuti. È uno di quegli anime che nei periodi estivi vengono lanciati a gruppi nei festival d'animazione frequentati da ragazzini. Diretto da Yugo Serikawa, con soggetto di Go Nagai, sceneggiatura di Shozo Uehara e supervisione ai disegni di Hiroshi Lino, racconta la storia di un'invasione aliena. L'imperatore Yabarn ha scoperto l'esistenza di un'arma potentissima, grazie alla quale potrà dominare l'universo. Per entrarne in possesso attacca il pianeta Fleed, e non esita a sterminare la famiglia regnante. L'eroe Duke Fleed riesce però a fuggire sulla Terra a bordo del robot Gattiger, con cui dovrà affrontare il nuovo attacco del suo terribile nemico. 
Forse per risparmiare tempo, forse per sfruttare temi dimostratisi avvincenti, forse per entrambi i motivi, Dynamic Planning decide di usare il film come un canovaccio. Il titolo provvisorio della nuova serie diviene quindi Enban Robo Gattaiga (“Robot disco volante Gattiger”), ove Gattiger è una nave spaziale in grado di dividersi in due parti: la navicella Spacer e il gigantesco robot antropomorfo Roboizer. Come sempre accade in fase di progettazione, un poco alla volta i dettagli cambiano, i personaggi assumono caratteristiche più marcate e anche il mecha design del robot si modifica. Roboizer diviene Grendizer, prendendo il nome da un precedente progetto dal titolo Plus Power! Grendizer!, mai realizzato e che nulla ha a che fare coi robot giganti (Grendizer era una sorta di supereroe in armatura). Cambiano anche le fattezze del gigante di metallo: al posto della sorta di casco indossato da Roboizer, Grendizer assume le caratteristiche doppie corna, accompagnate a un più sofisticato design del corpo. Inoltre Nagai dota Grendizer di due gambe più possenti e cilindriche rispetto a quelle dei suoi robot precedenti, questo su richiesta dei costruttori di modellini, che hanno notato che i vecchi modelli fanno fatica a stare in piedi. Non è l'unico “intervento” richiesto a Nagai e al suo staff, a cui la Toei praticamente impone l'inserimento, tra il cast dei personaggi, di Koji Kabuto, in modo da rendere Grendizer una sorta di sequel di Mazinga Z e Grande Mazinga. Kabuto è infatti un personaggio molto popolare presso i ragazzi, trattandosi del pilota di Mazinga Z. La scelta, almeno inizialmente, galvanizza i fan, ma non piace a Dynamic poiché crea anche qualche problema narrativo e, come vedremo, delle incongrunze che verranno notate anche dal pubblico. Ma la serie è ormai pronta. 

LA STORIA 
L'alieno Vega, re della stella omonima, è alla ricerca di un nuovo pianeta su cui trasportare i propri sudditi. Vega è infatti morente e i veghiani necessitano di un nuovo mondo su cui vivere. Decidono quindi attaccare il pianeta Fleed, trasformato in un campo di battaglia e messo a ferro e fuoco. Vega ne esce vincitore, ma il trionfo è costato troppo, rendendo inabitabile anche Fleed. Inoltre il principe Duke Fleed (nella prima edizione italiana Actarus) è riuscito a sfuggire al massacro guidando il robot Grendizer (Goldrake) fin sul pianeta Terra. In questa nuova patria il ragazzo trova l'ospitalità del Dottor Genzo Umon (Procton nella prima versione italiana) a capo di una avveniristica base: il Centro Istituto di Ricerche Astronomiche. Inolte il giovane stringe legami di amicizia col buffo Danbei (Rigel), un ometto stizzoso che possiede un ranch vicino alla base ed è il presidente del club "amici degli extraterrestri", e con i suoi due figli: il piccolo Goro (Mizar) e la bella Hikaru (Venusia), che si infatua proprio di Duke. Ma la tranquillità per l'eroe pare essere un miraggio. Vega, reso inabitabile Fleed, volge ora la propria attenzione verso la Terra e invia il suo luogotenente Hydargos a capo di astronavi e mostri spaziali alla conquista del pianeta azzurro. La lotta insomma ricomincia e Actarus col suo Goldrake si frappone al nemico. Quando gli alieni attaccano un allarme risuona nell'Istituto del Dottor Umon, Duke si getta in un lungo scivolo e arriva fino alla cabina di pilotaggio di Goldrake. Con alabarde spaziali, pugni rotanti, missili fotonici e altre mirabolanti armi (citati sono i nomi italiani, differenti da quelli nipponici) è pronto ad affrontare il pittoresco mostro robot di turno. Ad aiutarlo in questa impresa arrivano da subito Koji Kabuto (Alcor), alla guida di un disco volante di sua costruzione, il TFO, e, in seguito, Maria, sorella di Duke erroneamente creduta morta. La lotta tra il genere umano e i crudeli invasori è dura e senza esclusione di colpi, ma con tali eroi a difendere la Terra non vi sono dubbi su chi sarà il vincitore. 

L'ANIME E IL MANGA 
Spogliando i propri commenti da ogni riferimento nostalgico, e visionando oggi la serie televisiva, appare evidente che è diretta a un pubblico infantile, utilizzando una struttura narrativa quasi identica in ogni episodio, destinato a concludersi con l'intervento a fine puntata del robot gigante in grado di distruggere il mostro spaziale di turno. Questo non significa però che si tratti di un cattivo prodotto. Innazitutto il design appare decisamente più fresco di quello dei precedenti, e pionieristici, Mazinga. L'animazione se confrontata con produzioni odierne ne esce sconfitta, ma non bisogna dimenticare che risale a oltre trent'anni fa e quindi più che buona per l'epoca. Restano poi dei punti di forza innegabili, come l'originalità di molti characters. Per esempio il terribile generale veghiano Gandal, la cui testa si apre per far uscire una sorta di strega in miniatura con un propria personalità, in conflitto con quella di Gandal. La forza drammatica delle vicende resiste al tempo e, anche se si dà per scontata la vittoria dei buoni, il tragitto per arrivarvi è cosparso di ostacoli e sacrifici. Le sequenze che vedono Goldrake entrare in azione sono ancora oggi spettacolari. Non mancano i punti deboli, come la già citata ripetitività e l'anacronistica presenza di Koji Kabuto. Il personaggio è presente fin dal primo episodio, che si apre proprio col suo arrivo in Giappone a bordo del TFO, sorta di disco volante costruito negli Usa. Ma la domanda che si fanno tutti i fan giapponesi è perché Koji non usa Mazinga Z, mezzo decisamente più potente del TFO (che all'inizio non è neanche dotato di armi). Inoltre la sua figura appare decisamente subalterna a quella di Duke Fleed, tanto che i due inizialmente sono in attrito e competizione, ma in realtà Koji non fa nulla per aumentare il proprio apporto alla lotta contro Vega. 
Nagai e collaboratori cercano di limare un po' di queste incongruenze nel manga. La serie a fumetti, solamente di un paio di volumi, si sviluppa parallelamente a quella televisiva. Personaggi e vicende sono all'incirca gli stessi, ma narrati in modo differente. Per esempio, nell'incipit del manga è Koji a trovare Duke precipitato sulla Terra, inoltre ben presto entrano in azione anche i due Mazinga. Va anche segnalato che, per quanto anch'esso diretto a un pubblico infantile, il manga dipinge in modo maggiormente aggressivo i personaggi, facendo pensare che se fosse stato subito indirizzato verso un pubblico più adulto avrebbe potuto regalare ai suoi lettori qualcosa di estremamente valido. Voci di corridoio, invece, narrano che Nagai ben presto si dissafeziona a questa sua creatura di metallo, proprio perché stretto da troppi vincoli e impegnato su molti altri fronti per lui più appaganti. 

IN GIAPPONE E IN ITALIAI 
In Giappone la serie Ufo Robot Grendizer viene trasmessa da Fuji TV dal 5 Ottobre 1975 al 27 Febbraio 1977, per un totale di 74 puntate, ogni domenica alle ore 19.00: fascia oraria dedicata ai programmi per bambini. Poiché, come consuetudine degli studi nipponici, le puntate non vengono realizzate con grande anticipo, al contrario a ridosso della data di trasmissione, lo svolgimento temporale della storia segue abbastanza fedelmente il calendario solare, ovvero durante l'inverno vengono trasmesse puntate d'ambientazione invernale, addirittura gli episodi 14 e 66, ambientati durante il giorno di Capodanno, sono effettivamente trasmessi la prima domenica di Gennaio del 1976 e del 1977. Inizialmente la serie riscuote un grande consenso, superando il 20% di audience, ma col passare delle puntate l'indice di gradimento cala. Il “problema” Koji Kabuto, e la vasta offerta di anime robotici in televisione, contribuiscono a ridimensionare l'entusiamo per una serie che pure si mantiene su buoni livelli di ascolto. Resta il fatto che per svariati motivi in Giappone Goldrake è a tutt'oggi molto meno popolare di Mazinga Z e Grande Mazinga, arrivati prima di lui. 
In Italia le cose vanno diversamente. Goldrake viene trasmesso dalla RAI (televisione nazionale, all'epoca decisamente più potente delle sue rivali private) nel 1978, prima di ogni altro anime robotico, diventando per il pubblico della penisola il capostipite del genere. La messa in onda degli episodi viene suddivisa in tre parti (episodi 1-25, episodi 26-51, episodi 52-74), come se si trattasse di tre serie, tant'è vero che la “seconda serie” viene lanciata con grande battage pubblicitario, annunciando il grande ritorno di Goldrake e cambiando la canzone della sigla di apertura. Viene inoltre realizzato un film di montaggio (utilizzando episodi della “prima serie”), dal titolo Goldrake all'attacco: la più grande avventura di Ufo Robot, trasmesso nei cinema. Un lungometraggio (e non il solo) oggi disconosciuto da Nagai, che si dice all'oscuro di tutte queste operazioni. Tornando alla serie TV, inspiegabilmente la RAI non manda in onda tre episodi – il 15, il 59 e il 71 – e ancora oggi non si conosce il motivo di tale scelta (ammesso che sia stata una scelta). Il pubblico italiano, quindi, ha visto in TV solo 71 episodi. Comunque, il successo è travolgente: Goldrake, quel gigantesco guerriero spazial-tecnologico raggiunge il cuore dei ragazzini di fine anni Settanta, giunge persino a influenzarne il linguaggio. “Pugni rotanti”, “alabarda spaziale” e altre frasi altrettanto roboanti, frutto di un adattamento spesso traballante ma a volte geniale (i nomi italiani delle armi sono molto più accattivanti degli originali giapponesi), vengono ripetute da tutti i bambini della penisola. Goldrake diviene un business e un fenomeno di costume, scatenando, come sempre accade in questi casi, il circo mediatico, e attirandosi addosso gli strali di quegli adulti lontani sia dal mondo dei bambini sia dal ricchissimo e sconosciuto mondo degli anime, che non sono in grado di analizzare e comprendere per mancanza di strumenti critici. Goldrake viene quindi additato come violento, realizzato col computer, diseducativo, ripetitivo, causa di ogni genere di perversione. Oggi questi commenti fanno sorridere, ma all'epoca rappresentano un duro colpo per l'animazione giapponese, portando qualche anno dopo a una serie di drastici provvedimenti (tagli, censure, eliminazioni di determinate serie dai palinsesti) che l'animazione giapponese dovrà scontare per almeno un decennio. Goldrake ha comunque il tempo di essere trasmesso e di conquistare gli spettatori verso cui è diretto e che, ancora oggi, anche se ultratrentenni, lo ricordano con affetto. Un'altra vittoria del gigantesco e metallico difensore dell'umanità.